venerdì 4 febbraio 2011

RECENSIONE:
'Le Beatrici' di Stefano Benni






Ancora un volta Benni non delude. Come solo lui sa fare, o forse come solo lui ha il coraggio di fare, trasforma la realtà in una canzone, una ballata, una poesia, e ci racconta dell’ipocrisia del nostro Paese, e dell’umanità in generale, passando dai toni leggeri dello sfottò a quelli più pesanti del monologo introspettivo.

Il mondo fotografato da Benni è un mondo profondamente contraddittorio, fatto di valori palesati ma mai perseguiti, di falsa umanità, di prepotenze che chiamiamo potere e di scandali che diventano barzellette.

Un libricino stupendo che, nelle sue 90 pagine scarse, raccoglie tutte le “armi” di questo autore: dal feroce sarcasmo politico e sociale di La mocciosa e La presidentessa alla pura comicità di Suor Filomena; dal monologo introspettivo di Attesa e Vecchiaccia alla folle poesia di Amour Monet; per finire con la meravigliosa canzone scritta per De Andrè.

E’ davvero una fortuna che esista ancora qualcuno, soprattutto in Italia, che ha il coraggio di dire esattamente ciò che pensa e di mostrare la realtà per quella che è, anche quando facciamo finta di non vederla, perché non abbiamo il coraggio di guardarla.


Io non voglio morir cantante
Se al buon sonno del padrone
Servirà la mia canzone 
[...]
Io non voglio morir poeta
Di ogni passione sceglier la dieta
Gioie, amorini e dolori piccini
Da imbalsamare dentro il rimaio
Della giuria al valor letterario
[...]
Io non voglio morire artista
Accucciato come un vecchio cane
Sotto il trono del re di danari
Tra leccaculi e cortigiane
[...]
E io non voglio morire libero
Se i begli alberi del mio giardino
Annaffia il sangue del mio vicino
Meglio la peste che l'ipocrita danza
di vostra santa beneficenza
Chiudete la cella lasciatemi stare
Di morte vostra non voglio morire


da Quello che non voglio (una canzone scritta per Fabrizio De André)

2 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  2. Premetto che adoro Stefano Benni... tuttavia devo dissentire in parte con questa recensione.
    Quest'ultimo libro parte da un'idea geniale che però a mio parere non è stata sfruttata nel modo più efficace.
    Il suo stile è inconfondibile, il tragicomico è onnipresente nei suoi testi e questo è il lato più interessante di Benni, ma mi aspettavo una crescita artistica, i personaggi sarebbero potuti essere più originali, di fatto invece sono un eco di quelli dei romanzi passati.
    Intendo dire che è chiaro che i personaggi siano splendidi, ma il carattere che gli viene dato è identico al carattere dei personaggi di "Elianto" o di "comici spaventati guerrieri", se non identico quantomeno molto simile.
    Tuttavia Benni è un'artista speciale, unico nel suo genere, qualsiasi sua opera merita un'attenzione particolare, questa compresa!
    Bellissimo il personaggio della suora!

    RispondiElimina