mercoledì 25 maggio 2011

RECENSIONE:
"Break - Ossa rotte" di Hannah Moskowitz





Break è un romanzo complesso, duro, affilato. Il protagonista è Jonah, un ragazzo di 17 anni che si ritrova a dover affrontare ogni giorno una serie di difficoltà legate al suo ambito familiare. Una premessa sicuramente non incoraggiante, che lo spinge ad intraprendere una strada decisamente particolare: l’autolesionismo.
Uno dopo l’altro, Jonah comincia a rompere tutte le ossa del suo corpo in un ragionamento preciso e implacabile: il tentativo di temprare la sua mente attraverso il suo corpo.
Seguendo la strada del “ciò che non ti uccide ti rende più forte” Jonah sperimenta dunque il dolore, trasformando questa macabra pratica in un’attività da condividere con la sua amica Naomi che, come se non bastasse, riprende le sue “imprese”.

Per valutare questo romanzo devo fare un piccolo ragionamento di fondo: dunque, questo libro è stato inserito in una collana di young adult, alla pari di libri come Promessi vampiri e Angel. Una collana che, del resto, aveva già visto la pubblicazione di Wintergirls, romanzo incentrato sui problemi dell’anoressia.
Personalmente ritengo che il target di riferimento di un libro young adult sia da individuare in una fascia tra i 13 e i 22-23 anni. 
Devo dire che a quell’età (ovvero tra i 13 e i 23 anni) non avrei mai e poi mai letto un libro che parlasse di autolesionismo! Del resto, pure ora, a 25 suonati, ho fatto un po’ fatica a digerire questo romanzo. Perché, con tutto l’impegno che c’ho messo, non sono proprio riuscita ad immedesimarmi nel protagonista!

Nonostante l’utilizzo della prima in prima persona singolare, nonostante il taglio introspettivo e nonostante il  linguaggio sciolto e scorrevole …non si può proprio definire semplice lasciarsi catturare da questo romanzo.
Insomma, non posso proprio entrare nella mente di un ragazzino di 17 anni che, tanto per aggiungere disgrazia alle disgrazie, si dà ad un autolesionismo così estremo! Proprio non ci riesco.
E meno ancora ci sarei riuscita all’età in cui mi potevo definire una “young adult”!
Insomma, con tutti i meriti che può avere questo libro, credo che pubblicarlo qui, ora, e per un pubblico così giovane…forse è stato osare troppo.

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