Esce il 13 gennaio , per la Newton Compton, questo giallo storico ambientato nella Venezia del Settecento: quella dei fasti e delle maschere meravigliose, ma anche quella degli intrighi politici, delle calli oscure e pericolose e dei segreti mortali...
Insomma, già l'ambientazione (Venezia è a dir poco perfetta per fare da sfondo ad un romanzo) attira notevolmente...ma anche la trama non è niente male!
Venezia, 1762. Per la giovane Leonora Pucci, cresciuta in un convento di Orsoline, sta per iniziare una nuova vita. Un nobiluomo veneziano, Cesare dalla Frascada, l’ha riconosciuta come sua figlia e ha per lei un progetto grandioso: darla in sposa al figlio del potente senatore Alvise Mocenigo. La sfavillante città dei Dogi la aspetta, tra balli in maschera e palazzi sontuosi. Ma nel perverso gioco di maschere e di specchi qualcuno trama nell’ombra. Il giorno delle nozze il padre di Leonora viene arrestato e rinchiuso nelle segrete di Palazzo ducale, e presto la giovane si rende conto che anche lei è in serio pericolo. Tra complotti, trappole e inseguimenti, Leonora dovrà imparare a distinguere gli amici dai nemici, fino a scoprire che nel dedalo di vicoli bui della Serenissima si cela un terribile segreto che la riguarda molto da vicino…
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Titolo: La spia del doge. Leonora e i misteri di Venezia
Autore: Loredan
Editore: Newton Compton
Pagine: 336
Prezzo: 14,90 €
ISBN: 9788854123434
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Se la trama non basta a darvi una panoramica sulla storia, ecco qui un piccolo incipit...
Incipit
Da un secolo e mezzo, le suore Orsoline di Vicenza accoglievano bambine che allevavano sino all’età in cui i loro tutori, sempre che ve ne fossero, ritenevano opportuno farle uscire dal monastero. Per il colore dell’uniforme venivano chiamate le “orfanelle blu”, anche se la maggior parte, al momento dell’arrivo in istituto, aveva ancora un padre e una madre.
Gli abitanti di Vicenza facevano finta di credere che si trattasse di giovinette nobili e povere fatte educare per carità da ricchi veneziani. Il leone alato di San Marco che sovrastava il portico era infatti un segno della particolare benevolenza della Serenissima Repubblica nei confronti dell’istituto.
Gli abitanti di Vicenza facevano finta di credere che si trattasse di giovinette nobili e povere fatte educare per carità da ricchi veneziani. Il leone alato di San Marco che sovrastava il portico era infatti un segno della particolare benevolenza della Serenissima Repubblica nei confronti dell’istituto.
Tutti sapevano benissimo che in realtà erano, prevalentemente, figlie adulterine o nate da relazioni scandalose, mandate lì per il solo motivo che i patrizi erano troppo orgogliosi per affidare la loro progenie, sia pure bastarda, agli orfanotrofi pubblici della
città dove la loro carne e il loro sangue di alto lignaggio sarebbero entrati in contatto con la plebaglia, ai loro occhi indegna perfino di stare al remo della loro gondola. Le rette versate con regolarità, sia per il mantenimento delle giovinette sia per conservare un segreto presumibilmente vergognoso, consentivano alle religiose, delle quali non tutte si trovavano lì per vocazione, di condurre una vita sufficientemente agiata.
Leggi QUI i primi 2 capitoli del libro
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