domenica 23 gennaio 2011

RECENSIONE:
'Il dilemma dell'onnivoro' di Michael Pollan


- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Titolo: Il dilemma dell'onnivoro
Autore: Michael Pollan

Editore: Giunti Y
Pagine: 320, brossura
Prezzo: 13,50 
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -


E’ la prima volta che mi ritrovo a non saper dare un “voto” ad un libro. 

Probabilmente è per via del fatto che non è un romanzo, ma un manuale. O forse perché tratta di un argomento così particolare, che, pur riguardandoci così da vicino, non è un tema su cui siamo abituati a riflettere così attentamente. 
O forse ancora perché arriva proprio in un periodo in cui sto mettendo seriamente in discussione il mio essere “onnivora”.


In ogni caso non c’è dubbio che il libro sia molto ben documentato e ben organizzato
Il percorso che Pollan affronta è molto lineare: parte dall’analizzare la produzione del pasto industriale, con tutti i suoi pro e i suoi (ben maggiori) contro. 
Quelli del pasto industriale sono problemi universali, che toccano tanto l’America (che è il soggetto principale del libro) quanto noi. E’ quindi un capitolo molto coinvolgente, che ci dice ciò che sta dietro alla produzione dei pasti di Mc Donald’s e altri fast food.

Il secondo capitolo, il pasto biologico industriale, svela, anch’esso, una serie di segreti che stanno dietro il termine “biologico”, usato spesso a vanvera, e considerato spesso sinonimo di “sano”, quando invece non è così.
Dalla produzione industriale, Pollan passa poi a descrivere le modalità di produzione del pasto sostenibile locale
Qui, a mio parere, le differenze culturali si fanno un po’ più sentire. Un libro che è stato scritto da un americano, sulla situazione americana e per un pubblico americano, comincia a non trovare più presa su una lettrice italiana come me. 
Da questo punto di vista il libro comincia a mostrare le prime difficoltà a farsi seguire. 
La situazione italiana non è necessariamente uguale a quella americana (per fortuna!) e quello che per un americano è una cosa fantastica (come le modalità di macellazione dei polli della Polyface, fatta all’aperto, sotto una tettoia in amianto) per me continua a essere una cosa disgustosa, che in Italia non verrebbe mai permessa dal sistema sanitario.

Il manuale subisce poi un picco di indecenza nel momento in cui, da “manuale dell’onnivoro” qual è, comincia a diventare un “manuale del vegetariano”. 
Dopo aver visto macellare mucche, dopo aver ucciso lui stesso del polli e dopo aver mangiato di tutto e di più, improvvisamente Pollan dice “quasi quasi divento vegetariano”. 
Questo pensiero dura circa un secondo. 
Già alla pagina successiva, infatti, Pollan ci spiega perché diventare vegetariani non abbia senso (per lui) e si vanta persino di essere riuscito e convertire molti vegetariani a mangiare carne (ma complimenti!). 
In un vergognoso capitolo chiamato “Una buona morte”, Pollan ci racconta di come sia giusto macellare le mucche perché esse non provano dolore come noi. 
O meglio, provano esattamente lo stesso tipo di dolore che proviamo noi (e proviamo a immaginare se noi venissimo fucilati, appesi a testa in giù per un gancio, lasciati dissanguare e poi squartati), ma siccome non hanno consapevolezza della morte e non provano paura subito prima di morire, allora tutto ciò è giustificato! 
Le mucche, infatti, non avendo coscienza di cosa succede all’interno dei padiglioni adibiti alla macellazione, salgono senza paura sulle rampe che le porteranno alla morte. E tutto ciò è giustificato perché è la loro incoscienza può essere concepita come un tacito assenso alla morte. 
Ma che bel ragionamento! 
Quindi gli ebrei che venivano scortati all’interno delle camere a gas meritavano di morire perché, pensando che fossero docce, acconsentivano ad entrarvi?

Insomma, se Pollan avesse evitato di fare questi discorsi e avesse continuato a parlare del “dilemma dell’onnivoro”, senza mettersi a dire cose assurde sul “dilemma del vegetariano”, ci avrebbe fatto una figura migliore.

7 commenti:

  1. Ho appena cominciato la seconda parte, quella dedicata al cibo biologico, ed ho già notato qualche dipartita da parte di Pollan che mi ha trasmesso un misterioso senso di fastidio...

    RispondiElimina
  2. Anche in me l'antipatia per Pollan è cresciuta poco a poco. Inizialmente trovavo quello che diceva molto intelligente e coraggioso. Poi ho cominciato ad avere qualche dubbio, fino a quel disastroso capitolo sull'"eutanasia" animale X(

    RispondiElimina
  3. Premetto che sono vegana per senso etico e per la salute. Ero interessata a leggere questo libro perchè i ragionamenti che fa questo autore mi hanno incuriosita anche se leggendo la recensione ho provato odio verso Pollan.
    Eva (anche se ho firmato come anonimo)

    RispondiElimina
  4. Purtroppo quel capitolo che ho criticato ha fatto insorgere anche in me l'odio per questo autore.
    Peccato perchè nelle parti in cui parla delle coltivazioni e dell'agricoltura sono emerse cose molto interessanti!

    RispondiElimina
  5. Ho letto anch'io questo libro e sono pienamente in accordo con la tua recensione Pamela... non ho apprezzato granché di questo libro che ho trovato esser più vicino ad un noioso manuale scolastico che ad uno young adult come invece era stato presentato! Il capitolo che citi tu poi... si commenta da sé!

    RispondiElimina
  6. non merita un voto questo libro di merda, ma non solo, non merita neanche di essere letto visto che è scritto da uno sfigato del genere che spara solo cazzate, tra l'altro non argomentate. Leggetevi il libro "Se niente importa" di John Safram Foer che contiene quasi metà libro di bibliografia.

    RispondiElimina
  7. @Anonimo
    Grazie per la tua segnalazione! La prossima volta firmati =)

    RispondiElimina